Sinossi di tutti i testi (2): B-C




Se la si intende correttamente, la formula paradigmatica [das Kind is der Vater des Mannes] porta alla rottura con ogni psicologia del bambino. Per dire la cosa in modo radicale, supporre una psicologia nel bambino significa mirare al di fuori dell’obiettivo che Freud vuole appunto cogliere: è del Bambino che si tratta. Ciò che gli interessa non è tanto l’inconscio dei bambini – ci si arena abbastanza pietosamente nell’evocarlo, non appena uno vi si immischi – quanto l’infantile, che pone ogni soggetto inconscio sotto l’egida del Bambino.


Questa “Conversation avec Philippe Ariès” risale al marzo del 1979 ed è stata pubblicata nella primavera dello stesso anno sulla “Nouvelle Revue de Psychanalyse”, in un numero dedicato a L’enfant dans la psychanalyse. La traduzione è di Vittoria Di Qual e Maria La Torre. Il libro su cui Ariès è interrogato, L’enfant et la vie familiale sous l’ancien régime, è stato pubblicato da Plon, Parigi 1960 e tradotto con il titolo Padri e figli nell’Europa medievale e moderna da Maria Garin per Laterza, Bari 1968. Il titolo “Il bambino: dalla biologia alla storia” è nostro, e vuole essere anche un rilievo critico: riconosciuta l’indubbia importanza del libro di Ariès, tuttora immutata, e la sua collocazione tra gli studi “classici” sul bambino - non fosse che perché ha l’enorme merito di essere il primo libro dedicato al bambino da uno storico, e di grande sensibilità e prestigio -, rimane da constatare che la nascita di un moderno “sentimento dell’infanzia”, sconosciuto al Medioevo, nulla ci fa conoscere e nemmeno supporre dell’esistenza di un pensiero del bambino, la cui scoperta dobbiamo a Freud.


«Datemi una dozzina di neonati [infants] normali, ben fatti, e un ambiente opportuno per allevarli e vi garantisco di prenderne qualcuno a caso e di farlo diventare qualsiasi tipo di specialista, che io volessi selezionare: dottore, avvocato, artista, commerciante e perfino accattone e ladro, indipendentemente dalle sue attitudini, simpatie, tendenze, capacità, vocazioni e razza dei suoi antenati. [...] Si prega di notare che nel mettere in pratica questo esperimento mi è permesso di specificare il modo in cui i bambini devono essere educati e il tipo di mondo in cui devono vivere.» 


Da Henry James, La bestia nella giungla e altri racconti, traduzione di G. La Pira, Garzanti, Milano 1984. 
Il destino più comune dell’uomo sfuggito alla castrazione (cosa che gli fa credere di averne in serbo uno eccezionale, se non unico), il destino dell’uomo che ha rimosso il desiderio, lo troviamo perfettamente descritto nella Bestia nella giungla di H. James. E nella sua ordinarietà, così come nella sua diffusione, esso è il più terribile.


Una bibliografia sull'acting out , aggiornata al 2006, che comprende 163 titoli.



Pubblicato in “L’analyse du language théologique. Le nom de Dieu”. Atti del simposio organizzato dal Centro internazionale di Studi umanistici e dall'Istituto di Studi filosofici di Roma, Roma, 5-11 gennaio 1966), diretto da Enrico Castelli, Roma, 1969, pp. 71-73. Ora in Problèmes de linguistique générale, 2, Gallimard, Parigi 1974, pp. 254-257.


Dal 1951 al 1970, un prezioso Thesaurus di tutte le idee di Lacan sull'isteria.


Pubblicato in Lettres de l’École freudienne, 1976, n°17, in occasione di una visita di Jacques Lacan a Stasburgo, dove il 26 gennaio 1975 egli risponde a una questione postagli da un cartello di lavoro su carne e parola/corpo e significante.

"È evidente che se dico che il desiderio dell’Uomo è l’inferno, non vuol dire che ci si entra per cattiveria. C’è tuttavia qualcosa che può metterci sulla buona strada, è che, la cattiveria, bisogna vedere da dove viene".


" 'Si è mai letto Freud?'. Ho esitato subito a rispondere di no, che non si è letto Freud, ma poi ho cercato di riflettere sulle circostanze storiche che avrebbero potuto consentire o impedire la lettura diretta dei testi di Freud. Mi riferisco all'Italia ".


Quando mai capita che qualcuno ci rivolga veramente la parola, che qualcuno si rivolga effettivamente a noi ? Ciascuno è continuamente preso nella rete del discorso comune in quanto oggetto di ogni sorta di abuso linguistico. Il primo e il più diffuso di questi abusi è: diamoci del tu. Ma che cosa ci diamo realmente, quando ci diamo del tu?


Offriamo qui più che altro un piccolo saggio di quel particolare stile di Lucien Isräel che ha il talento di far apparire all'improvviso, come una scoperta, ciò che è nascosto sotto gli occhi di tutti. Lo abbiamo estratto, in modo meno aleatorio di quello che può sembrare, da uno dei suoi ultimi seminari, Jenseits. Au delà (1978), precisamente il secondo dei due dedicati a Pulsions de mort (si noti il plurale), ripubblicato recentemente da Arcanes-érès nella Collection hypothèses, Parigi 2007, a cura di Jean-Richard Freymann, con una prefazione dello stesso e di Nicole Kress-Rosen del 1998. 

"L'inatteso consiste appunto nel fatto che a essere colpito è l'altro. Che la morte, la tortura, lo stupro, tutto quello che vi pare, colpisca l'altro, era inatteso, ma non aveva niente di inconcepibile; ci si sarebbe potuto pensare. Non è qualcosa di cui si ignorava l'esistenza. Non è la scoperta di una situazione che non è mai stata rappresentata o concepita. Non è un insegnamento, ma qualcosa che sopraggiunge quando non ci si pensava".


Il grafo del desiderio è progressivamente elaborato da Lacan nel corso di due seminari successivi: Le formazioni dell'inconscio (1957-1958) e Il desiderio e la sua interpretazione (1958-1959); lo schema che lo costituisce sarà ripreso nello scritto Sovversione del soggetto e dialettica del desiderio nell'inconscio freudiano (1960) e rimarrà un punto di riferimento costante per tutto il suo insegnamento fino al 1974, prima del ricorso alla topologia e ai nodi borromei. La grande complessità del grafo è qui messa alla portata di tutti grazie al grande talento didattico di J. Dor.


Intervista a Lacan apparsa su "L’express" del 31 maggio 1957, n° 310, poi pubblicata in Madeleine Chapsal, Envoyez la petite musique, Grasset, Parigi 1984, ripresa nella coll. Le livre de poche, biblio essais, 1987. Testo francese in Appendice.


Le Cinque conferenze costituiscono una esposizione elementare, ma molto precisa delle linee essenziali della psicanalisi, così come essa si era sviluppata fino allora. La materia è distribuita circa nel modo seguente: I conferenza: Il metodo catartico di Breuer. II: Rimozione e resistenza. III: Associazioni libere, i sogni e gli atti mancati. IV: La sessualità infantile. V: La traslazione nella analisi e i mutamenti operati dal lavoro analitico. Dalle Opere di Sigmund Freud, vol 6, Boringhieri, Torino 1974.


Il linguaggio senza parole, quello che Lacan diceva di preferire, il linguaggio matematico, quello della logica e della topologia, sembra essere quello che funziona meglio. Ma era necessario dimostrarlo in maniera così scarna, piuttosto «scientista» che scientifica? Molti fra noi se ne astengono, altri, al contrario, ne fanno la loro passione.


Colpire al cuore. Una Nuova Alleanza [su Colpire al cuore (1983), il film di G. Amelio].


"Mi riferisco a una tensione che nessun accordo assoluto può temperare una volta per tutte; una tensione che tenterà di imbastire, giorno dopo giorno, più o meno in via amichevole, dei compromessi fra ciò che si enuncia del soggetto e questo 'noi' del collettivo sempre pronto a far tacere la voce discordante".


International Journal of Psycho-Analysis, 16, 1935, pp.1-8. Si è ormai scritto molto sui requisiti richiesti nel lavoro di analista, sui problemi che lo assillano in relazione al transfert e al controtransfert e sui rischi particolari a cui è esposto, quali l’espandersi di sentimenti di onnipotenza e l’abbassarsi della guardia del super-io. Non si è posta molta attenzione al problema delle compensazioni psicologiche legate alle inevitabili privazioni sperimentate dall’analista. Postfazione : Le vite degli altri, di Sandra Puiatti.


Uno dei saggi più famosi di Walter Benjamin in una nuova traduzione di Antonello Sciacchitano. I motivi per cui presentiamo una nuova traduzione del famoso testo di Benjamin sono di due ordini. La traduzione di Renato Solmi porge, infatti, opzioni criticabili, come la resa di Sinn con “significato”, invece che con “senso”. [...] Il compito del traduttore è allora unvicamente determinato: reinventare e riproporre un nuovo senso ogni volta, in ogni nuova traduzione. Per esempio, in questa.


This is an internet version of The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud (translated under the General Editorship of James Strachey).

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