Sinossi di tutti i testi (13): T-Z

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'"(...) basta un niente, a volte un ritardo di pochi minuti, per perdere il treno del proprio desiderio."

Traduzione del cap. VII « Les paradoxes de la transmission », pp. 73 - 87, del libro Tu quitteras ton père et ta mère, Flammarion, Paris 2000.

"La legge di lasciare padre e madre per poter fare alleanza con un uomo o una donna che vengono da altrove è la legge del desiderio. Fu certamente la scoperta capitale della psicoanalisi freudiana, anche se l’umanità la conosce da tempo immemorabile. L’amore e il godimento sessuale non bastano da soli a fare legame coniugale; ci vogliono il desiderio e la sua legge. Ora, come si trasmette questa legge? Da chi la riceviamo?"


«La “soggettività” di cui ci occupiamo in questa sede è la capacità del parlante di porsi come “soggetto”».
Questa dichiarazione, che compare in un famoso saggio del grande lin-guista Émile Benveniste, è altresì l’argomento del mio scritto, anche se penso che la capacità del parlante di porsi come “soggetto” non sia determinata dalla lingua (per esempio, mediante «two types of linguistic ability» quali competence/performace), ma debba essere conquistata con il suo rifiuto di porsi come “oggetto”, mantenendo a qualsiasi prezzo quella “tensione inesauribile” tra la presa di parola e il discorso comune a cui ci esorta Serge Leclaire.



"Continuare a mantenersi aperte tutte le strade, tutti i destini, risulta lo stesso che rifiutare il giudizio d'impossibilità che rappresenta l'esito augurabile della dissoluzione del complesso edipico. Il mancato giudizio di impossibilità mantiene il soggetto nel possesso dell'oggetto incestuoso, fissato nell'identificazione al fallo che l'Altro si aspetta da lui."

Quando gli uomini (maschi) portavano i pantaloni (di flanella). 
Questo articolo di Alexandre Kojève - la cui fama resta affidata alle leggendarie lezioni parigine degli anni trenta sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel, fra i cui uditori erano Georges Bataille, Jacques Lacan, Raymond Queneau, André Breton, Maurice Merleau-Ponty, Raymond Aron , Gaston Fessard, Eric Weil, Georges Gurvitch, Jean Hyppolite (per citarne solo alcuni) - è stato pubblicato in Critique, agosto-settembre 1956, pp. 704-708, con il titolo Le dernier nouveau monde, consacrato a due romanzi contemporanei di grande successo scritti da Françoise Sagan, Bonjour tristesse (1954) e Un certain sourire (1956). Lacan ne raccomanda vivamente la lettura nella seduta del 3 luglio 1957 del seminario La relazione d'oggetto.

In Opere, 11 voll., a cura di C.L. Musatti, Boringhieri, Torino 1985, vol. 10, pp. 499 - 508.

L'umorismo vuol dire: «Guarda, cosí è il mondo che sembra tanto pericoloso. Un giuoco infantile, buono appunto per scherzarci su !». 

La leggenda di San Giuliano raccontata da Jacopo da Varagine ci rivela che un figlio non può sopportare che il padre e la madre, da sempre immaginati come una "coppia genitoriale" asessuata, possano mostrarsi come un uomo e una donna che si desiderano; ci rivela, in altri termini, che noi, in quanto figli, non riusciamo a considerarci come il frutto generato dell’amore di un uomo per una donna, di una donna per un uomo. Perché questo pensiero ci è così intollerabile?

Relazione tenuta all’incontro presso il Centro Milanese di Terapia Familiare, 21 settembre 2015, sul tema del “Soggetto collettivo”. 

"La mia intenzione è avviare una revisione della psicologia freudiana delle masse, che a mio giudizio non rende giustizia al soggetto collettivo. Il compito che mi do è di liberare Freud dalle sue stesse – come chiamarle? – dalle sue stesse inibizioni. Sta qui per me una profonda preoccupazione, perché, pur essendo critico di Freud, sono intimamente freudiano, sono tenacemente ancorato al freudismo, dove però trovo che Freud è inibito a “pelare” il soggetto collettivo; non riesce a liberarlo dalla buccia del soggetto individuale. Il mio problema è ben definito nel Faust di Goethe, che afferma: Quel che hai ereditato dai tuoi padri, riconquistalo se vuoi possederlo. (vv. 682-3)."

La formazione degli analisti è una formazione professionale che dopo la frequentazione di una scuola e un apprendistato rilascia un diploma in psicanalisi? Gli psicanalisti sono dei professionisti dell'inconscio - degli analisti della psiche? L'analisi didattica insegna un corpo di conoscenze come all'università? Insegna una tecnica? Un saperci-fare? Oppure la formazione dello psicanalista è un'iniziazione ai Misteri della psicanalisi attraverso la maieutica di un Maestro? È in questo modo che la psicanalisi si trasmette - attraverso un sapere formalizzato, un corpo di teorie, un insieme di competenze, di controlli e di verifiche, che il docente insegna allo studente in scuole e istituti riconosciuti? Oppure essa si trasmette per via iniziatica, esoterica, più attraverso una mantica che una maieutica, infinitamente lontano da ogni luogo istituzionale? O queste non sono che le due facce di una stessa medaglia?


 L’ultima lettera di Giaime Pintor, ventiquattrenne, al fratello Luigi, pochi giorni prima di morire dilaniato da una mina tedesca. 

In The indivisible remainder: an essay on Schelling and related matters Verso Books, 1996, pp. 115-119. 

Il riferimento di Lacan ad Antigone come caso esemplare dell’etica del desiderio è diventato un luogo comune in anni recenti, in contrasto significativo con l’assenza di reazioni al commento di Lacan sul dramma di Claudel. Questa assenza di reazioni, tuttavia, non sorprende veramente, qui le cose sono molto più inquietanti: nessun lampo di bellezza scaturisce dal pathos sublime degli eventi tragici sulla scena, solamente un tic di repulsione. Ci riferiamo alla prima parte della trilogia, L’Ostaggio (L’Otage) di Paul Claudel.

Intervento di Massimo Cuzzolaro a per Perugia e oltre, 9 ottobre 2020, disponibile anche in video: https://www.youtube.com/watch?v=49V8iMKgj_c

Onore al sintomo, l'ultimo libro di Gabriella Ripa di Meana ci arricchisce di tre apporti fondamentali: 1) la malattia contro e al posto del sintomo, con l’obiettivo politico di farlo scomparire dato che, senza il sintomo, dell’inconscio può passare nel discorso sociale poco o nulla; 2) il sintomo al posto del padre, premessa di un nuovo e diverso legame sociale dove è proprio il sintomo, annunciatore di una domanda di sapere intorno alla parte radicalmente sconosciuta del nostro essere, a orientarci nei nostri atti; 2) il sintomo come nodo di un nuovo rapporto col linguaggio e la politica, riscattati dall’umiliazione in cui da troppo tempo versano.


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