Novità di Polimnia
Davide Bersan, Figure del padre in Ozu
Seconda edizione riveduta con una nuova Prefazione
Disponibile anche in edizione cartacea
Collana Teatro e cinema, 8
ISBN: 9788899193799
Yasujiro Ozu (1903-1963), è considerato un maestro per il suo modo peculiare e geniale di saper utilizzare la macchina da presa e per la sensibilità artistica che attinge dalla tradizione filosofica e spirituale giapponese. Il cinema di Ozu narra, in modo toccante e delicato, le storie della gente comune (Shomingeki) in cui è centrale la rappresentazione della vita familiare. La figura del padre è sicuramente in primo piano in quasi tutti i suoi film. La scelta del libro è di seguirne le definizioni e le trasformazioni lungo tutto l’arco dell’opera. Nel dopoguerra la famiglia giapponese (ie) deve confrontarsi con una realtà fortemente mutata e con il passare degli anni la crisi si acuisce fino a farne tremare le stesse fondamenta. Anche il padre “ozuiano” subisce la temperie di una modernità che scuote tutto ciò che trova sul suo passaggio ma, al contrario della sua parabola occidentale (che si conclude con il suo inesorabile declino), la sua funzione è quella di resistere, di non cedere, di non recedere. Il suo rimanere al proprio posto non è tuttavia ostinazione, chiusura mentale o cieco conservatorismo ma – attraverso un’esperienza costante di perdita e di lutto – assume una valenza autenticamente etica e spirituale. Dentro la faglia del suo dolore si inscrive profondamente il senso della trascendenza. Il padre somiglia allora sempre di più al custode di un Altrove, all’indicatore di un Oltre, al testimone fragile, vacillante, ebbro, del trascendente.
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Ettore Perrella, La ragione freudiana. III. Il mito di Crono
Disponibile anche in edizione cartacea
Collana Accademia per la formazione, 3
ISBN: 9791281081192
La ragione freudiana – pubblicata la prima volta nel 2015, e che ora riappare in una nuova edizione – raccoglie in tre volumi gli scritti in cui Perrella, nell’ultimo decennio del secolo scorso, aveva riassunto il proprio ripensamento delle posizioni teoriche di Freud e di Lacan, nella prospettiva della situazione attuale della psicanalisi, soprattutto in Italia.
Il mito di Crono. Principi di clinica psicanalitica s’interroga su ciò che la psicanalisi, fin dal tempo di Freud, seguendo la medicina, ha chiamato clinica, vale a dire sul disagio, nelle sue forme fondamentali, che, per Perrella, non sono tre – nevrosi, psicosi, perversioni –, ma quattro, perché alle tre patologie tradizionali se ne deve aggiungere una quarta: quella che solitamente viene chiamata melanconia o depressione, e che qui viene chiamata dipendenza, perché tutte le dipendenze e le contro-dipendenze (come i disturbi alimentari) sono delle sue varianti.
Le situazioni di disagio delle quali gli psicanalisti sono chiamati ad occuparsi, certo, si trasformano nel tempo. Oggi non si trovano più dei perfetti corrispondenti delle isterie o delle nevrosi ossessive descritte da Freud alla fine dell’Ottocento. Ma i principi della clinica psicanalitica – che non è che un sottoprodotto dell’etica della psicanalisi – sono esattamente gli stessi.
L’importanza etica del mito di Crono, che divora i propri figli, non è mai stata riconosciuta dalla tradizione della psicanalisi, che si è sempre accontentata del riferimento attenuato al mito edipico, dimenticando che anche questo evoca, prima del parricidio, l’uccisione a cui era stato Laio a condannare il figlio, proprio perché questi non lo uccidesse, come invece aveva previsto l’oracolo e come, di fatto, avvenne.
La patologia – insomma la limitazione preliminare della nostra libertà – deriva quindi dall’odio: prima da quello che i genitori hanno per figli, che da quello che i figli non hanno tutti i torti a riservare ai propri genitori.
L’esperienza della psicanalisi servirà a riconciliare i figli con i loro padri.
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Ettore Perrella, La ragione freudiana. II. La formazione degli analisti e il compito della psicanalisi
Disponibile anche in edizione cartacea
Collana Accademia per la formazione, 2
ISBN: 9791281081154
La ragione freudiana – pubblicata la prima volta nel 2015, e che ora riappare in una nuova edizione – raccoglie in tre volumi gli scritti in cui Perrella, nell’ultimo decennio del secolo scorso, aveva riassunto il proprio ripensamento delle posizioni teoriche di Freud e di Lacan, nella prospettiva della situazione attuale della psicanalisi, soprattutto in Italia.
La formazione degli analisti e il compito della psicanalisi riprende la tesi che era stata già presentata nel Tempo etico: la psicanalisi non è affatto una terapia, ma una formazione individuale. Perrella parte qui dal fatto che il primato lacaniano del significante, e quindi della significazione, non esclude affatto che i bambini, quando iniziano ad emettere dei suoni, non cominciamo certo dai significanti, ma dalla libera lallazione e cantillazione, cioè dal giuoco di senso della vocalità. Solo dopo qualche tempo, nel fluido libero e continuo del senso, si staccano le prime parole – “ma-ma”, “pa-pa” –, che non a caso sono i due soli significanti universali, e quindi non linguistici, perché consistono nella ripetizione significante di due atti: quello di succhiare (“ma”) e quello di sputare (“pa”). Perciò, afferma Perrella, il senso non solo viene prima della significazione, ma anche la rende possibile. E, per spiegare in che modo il senso – che è la declinazione vocale dell’atto – si distingue dalla significazione, si riferisce alla musica, partendo da alcuni esempi tratti da Mozart. Nella musica la significazione si può scrivere, ed è interamente contenuta negli spartiti. Ma gli spartiti non contengono nessuna musica, e quindi sono totalmente insensati. Per cogliere il loro senso, quello che c’è scritto dev’essere eseguito. Certo, se non parlassimo, e quindi se non ci fosse della significazione, non sapremmo nulla del senso che la precede. Ma proprio questo distingue la formazione individuale dal semplice apprendimento delle significazioni. Se non tenessimo conto della libertà individuale di produrre del senso, nulla distinguerebbe la significazione dall’informazione, e quindi la formazione dalla passiva trasmissione d’un sapere già costituito.
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Ettore Perrella, La ragione freudiana. I. Il tempo etico
Didponibile anche in edizione cartacea
Collana Accademia per la formazione, 1
ISBN: 9791281081130
La ragione freudiana – pubblicata la prima volta nel 2015, e che ora riappare in una nuova edizione – raccoglie in tre volumi gli scritti in cui Perrella, nell’ultimo decennio del secolo scorso, aveva riassunto il proprio ripensamento delle posizioni teoriche di Freud e di Lacan, nella prospettiva della situazione attuale della psicanalisi, soprattutto in Italia.
Il tempo etico parte dal fatto che l’esperienza della psicanalisi, insistendo sulla divisione del soggetto, ha modificato radicalmente la teoria classica, anche kantiana, della soggettività. Eppure proprio Kant stava alla base della scienza tedesca dell’Ottocento, ai cui ideali, in definitiva, si è sempre riferito lo stesso Freud, anche se li ha assunti sotto l’angolatura suggeritagli dagli scritti di Goethe sulla natura.
Questo libro s’interroga sull’ipotesi che la psicanalisi – che non rientra nel concetto moderno (popperiano) di scientificità – possa essere invece il punto di partenza per la costruzione di una “scienza nuova”, che – a differenza di quanto ha sempre fatto la scienza post-galileiana – includa fra le sue prospettive anche l’etica. L’etica, in effetti, non ha nulla a che fare con la morale – che valuta i comportamenti in base a dei principi già dati –, perché invece consiste in un’interrogazione non valutativa sulla natura dell’atto.
La psicanalisi, quindi, non ha nulla a che vedere con nessuna psicoterapia sanitaria, perché, pur occupandosi di quelle inibizioni della capacità d’agire che sono le patologie, non le considera pensando a nessuna restitutio in pristinum, come fa la medicina, ma le considera come limitazioni della libertà di ciascun singolo parlante di vivere coerentemente con le proprie scelte.
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Giuseppe Preziosi, Mattatoio
Collana Psicanalisi e dintorni, 51
ISBN: 9791281081055
A differenza di quanto afferma Agamben, per Miguel Mellino il paradigma biopolitico nascosto della modernità non è il campo di concentramento ma la colonia.
Mattatoio, terzo di quattro studi sul corpo (dopo Conserve e Bolo e Bezoario, Polimnia Digital Editions, 2020 e 2021) prova imprudentemente ad affiancargli il circo. In fondo si tratta di delimitare uno spazio, montare delle strutture più o meno stabili e sostare in un continuo gioco di rispecchiamento e differenziazione, di inclusione ed esclusione. Mattatoio indaga il corpo messo in esposizione, chiuso in una cornice. Ne segue le forme e i contorni, si sofferma sulle istantanee che lo ritraggono esposto negli zoo umani e nei freak show, rinchiuso nei campi e sezionato nella morgue. Come un catalogo turistico o il dépliant di una fiera, illustra ed elenca la varietà della mercanzia: corpi deformi, piegati, sottomessi, eroici, segnati. È un lungo viaggio che ci porta dalle fogne di Parigi, passando per il freddo lettino di un obitorio, fino ad un volo low cost proiettato verso l’esotismo estremo di una bidonville metropolitana.
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AA.VV., La psicanalisi come arte liberale
A cura di Ettore Perrella e Moreno Manghi
Disponibile anche in edizione cartacea
Collana Psicanalisi e dintorni, 50
ISBN: 9791281081017
Che cosa può – e deve – diventare la psicanalisi oggi? Rispondere a questa domanda è urgente perché la psicanalisi è sempre più considerata, invece che come un’arte liberale, come una pratica sanitaria, e questo in totale contrasto con la sua natura e con i suoi fondamenti freudiani. In questo libro sono raccolte numerose risposte da parte di psicanalisti, operatori istituzionali, psicologi, filosofi e avvocati, che cercano tutti di porre al centro del dibattito culturale e sociale il ruolo della psicanalisi, nelle sue coordinate logiche ed etiche. La psicanalisi come pratica è più vicina a un’arte che a una scienza e perciò richiede che sia posta una rigorosa attenzione alla modalità in cui viene trasmessa e messa in atto da chiunque la pratichi. Per questa ragione la dimensione formativa è sempre stata essenziale. Il tema della formazione – non solo degli psicanalisti, ma di chiunque – non si risolve di certo nella sola prospettiva dell’acquisizione delle competenze. Ciascuno, a prescindere dal lavoro che svolge, ha il diritto e soprattutto il dovere di formarsi come individuo capace di scegliere responsabilmente – e quindi anche liberamente – quali atti compiere, non solo in relazione al proprio desiderio, ma anche tenendo conto degli altri e della comunità nel suo complesso.
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Giovanni Sias, Inventario di psicanalisi
Collana Psicanalisi e dintorni, 49
ISBN:9791281081000
Per chi, come Giovanni Sias, ha scelto di esporsi così radicalmente al rischio della ricerca psicanalitica (ben lo mostra la scelta del motto Navigare necesse est, vivere non necesse, titolo del suo ultimo libro, ma che già campeggia al centro dell’ultima “conversazione” di questo Inventario di psicanalisi), la sua odierna riduzione a “terapia della psiche”, la sua medicalizzazione, la sua psicologizzazione, il suo distacco dalla cultura, la sua professionalizzazione, il suo svilimento a tecnica, non possono essere sentiti che come un tradimento intollerabile della sua etica tragica, anch’essa opportunamente ridotta a “deontologia”.
Con accenti taglienti, spesso insofferenti, in questa nuova edizione digitale del suo primo libro, pubblicato da Bollati Boringhieri nel 1997 e da molti anni fuori catalogo, Sias denuncia e combatte l’asservimento degli analisti, convertitisi in contribuenti all’edificazione del Bene sociale, al nuovo compito di «far funzionare l’istituzione in accordo con la struttura dell’inconscio», sogno di una tirannide perfetta.
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Gabriella Ripa di Meana, Lacune
Collana Psicanalisi e dintorni, 48
isbn: 9788899193867
L’occhio abbagliato dalla fulgida luna di luglio si ridesta crudamente mano a mano che lo strumento ottico la ingrandisce, rivelando crepe e lacune di un astro impietrito e inabitabile. Non splende per noi.
Parimenti, questi sessanta brevi e “brillanti” pezzi (quarantatré originari più tredici, nuovi, scritti per questa seconda edizione) scrutano le lacune del linguaggio, dell’ideologia, dell’amore – attraverso casi clinici, tragedie, drammi, romanzi, film, fatti di cronaca – che erodono le rappresentazioni dell’essere a cui ci ancoriamo, ci accomodiamo: le trappole della vita in cui tutti cadiamo e perseveriamo, quei miraggi «dove l’uomo, sciupando l’occasione, lascia sfuggire la propria essenza».
Lo stile, franto, e la disciplina dello “scrutatore d’anime” non manca d’incontrare la pietas, tanto più forte, quanto più la stoccata esita. Ma lo psicanalista non può far sconti al Bene (terapeutico o di qualunque natura) e a fin della licenza, tocca.
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Ettore Perrella, Sovranità, libertà, partecipazione. Per un'etica politica globale / Tomo I. La sovranità e l'eccezione
Collana psicanalisi e dintorni, 45
isbn: 9788899193928
La questione di principio che viene qui affrontata è la seguente: in che modo l’esercizio della sovranità può essere realmente democratico, per il fatto di rispettare la libertà dei singoli, senza opprimerli nelle maglie delle concezioni totalitarie dello Stato?
La prima parte del libro sfata il mito della globalizzazione, che avrebbe dovuto produrre la pace e diffondere la democrazia, mentre in realtà ha favorito solo una sparuta minoranza di capitalisti, impoverendo la classe media e producendo delle inedite forme di schiavismo. In realtà la globalizzazione non ha prodotto nessuna nuova concezione della sovranità e quindi nessuna nuova scelta politica. Perciò qui si ripropone l’utopia universalistica formulata da Kant nel suo breve testo La pace perpetua – per evitare per sempre le guerre è necessario che tutti gli Stati del pianeta si federino in uno solo – come l’unico modo per assicurare una globalizzazione realmente liberale, fondata su un esercizio concreto della democrazia.
La seconda parte del volume riprende la concezione della sovranità proposta da Carl Schmitt. Solo chi non lo ha mai letto può ancora credere che Schmitt abbia dato un contributo al sorgere del nazismo. Egli ha dato invece un contributo essenziale alla comprensione della sovranità in tutte le sue forme giuridiche, perché ha dimostrato che la sovranità e il suo concreto esercizio politico sono necessariamente superiori alla legge: la legittimità si distingue dalla legalità proprio perché la sovranità opera sempre nello “stato d’eccezione”, vale a dire al di sopra dei limiti dello stato costituito.
Ettore Perrella, Sovranità, libertà e partecipazione. Per un'etica politica globale / Tomo II. I presupposti ebraico-cristiani della sovranità globalizzata
Collana Psicanalisi e dintorni, 46
isbn: 9788899193898
Partendo dall’incontro fra l’ebreo di sinistra Jacob Taubes e il giurista Carl Schmitt, in questa seconda parte del percorso si pongono in questione le radici ebraico-cristiane della teologia politica occidentale.
L’antisemitismo è sempre stato in contraddizione con il cristianesimo, che fin dall’inizio ha saputo tradurre la concezione teologico-politica ebraica in termini universali e davvero globali. Mentre la teologia ebraica e quella islamica hanno sempre fondato la politica nella legge rivelata, solo il cristianesimo è sorto dal superamento dell’antico legalismo. L’imperativo cristiano dell’amore del prossimo non è più limitato ad un solo popolo, come accadeva nell’antico Testamento, ma è divenuto per la prima volta universale. Perciò solo la teologia politica cristiana ha consentito di sganciare l’etica dalla morale, vale a dire l’atto dalla regola. Per il cristianesimo, la legge si è tradotta fin dal primo momento nell’imperativo davvero universale e sovra-statale della libertà etica ed individuale della scelta. Perciò Cristo – il Messia Figlio di Dio, re dei cieli, ma non sulla terra – è stato il primo laico, che ha fondato nella fratellanza universale il superamento etico della legge.
Non a caso, nel giudizio finale, Cristo afferma che lui stesso – l’unico Giudice – non giudicherà nessuno, perché su ciascuno dei risorti ricadranno i suoi giudizi: si salveranno soltanto coloro che avranno seguito fedelmente il suo “non giudicate”, mentre tutti gli altri saranno condannati per sempre alla “seconda morte” della perdizione. La prospettiva del giudizio, come si vede, non dipende più dalla legge, ma dalla scelta individuale di non applicarla.
Ettore Perrella, Sovranità, libertà e partecipazione. Per un'etica politica globale / Tomo III. Libertà e sovranità
Collana Psicanalisi e dintorni, 47
isbn: 9788899193874
Lo scientismo moderno, volendo spiegare ogni cosa in termini quantitativi, ha finito per negare la stessa possibilità della libertà della scelta. Ma, se nessuna scelta può essere libera, allora l’etica non si potrà più distinguere dal rispetto d’una legge che non sarà più fondata in nessun atto sovrano, e quindi libero. Lo scientismo ha finito così per elaborare una teoria secondo la quale la mente in nulla si distinguerebbe dall’operatività d’una macchina. L’intelligenza artificiale, che i computer consentono di produrre, aprirebbe così l’orizzonte orwelliano di un universo in tutto dominato dalle macchine.
Certo, tutti sappiamo che i computer sono utilissimi, ma semplicemente perché le loro capacità di calcolo sono superiori a quelle della mente. Questo significa che la mente di noi viventi non è solo una macchina, ma anche qualcosa di profondamente diverso, connesso con la vita. Questo qualcosa viene chiamato psiche, come se questa parola, oggi, significasse qualcosa di diverso da quel che ha sempre significato, vale a dire anima.
L’anima non è propria solo di noi esseri umani, capaci di parlare e quindi di pensare, ma anche di tutti gli animali – che si chiamano così proprio perché ne hanno una – e forse anche delle piante. La connessione fra la psiche e la vita è così forte che a volte la prima parola, quando interviene in un antico testo greco, dev’essere tradotta con la seconda: avere un’anima significa, semplicemente, vivere.
La cibernetica non è stata l’unica scienza moderna a cancellare la vita dalla nostra esperienza, perché anche la psicologia e la psicanalisi hanno troppo spesso seguito questo pericoloso piano inclinato, a causa dell’inconscio, come se il funzionamento di quest’ultimo non si distinguesse in nulla da quello d’una macchina pensante.
Gabriella Ripa di Meana, Modernità dell'inconscio
Collana Psicanalisi e dintorni, 44
isbn: 9788899193942
Frutto di un lungo lavoro clinico e teorico, imponente per dimensioni, struttura, articolazione, bibliografia, apparato concettuale, ricco di “casi”, prezioso per l’approfondita conoscenza che l’Autore si è formato di quello che propone come il discorso anoressico ‒ mentre per la medicina l’“anoressia nervosa”, come del resto tutto ciò che è classificato “malattia mentale”, è un fuori-discorso, e tendenzialmente un disturbo da eliminare ‒, questo libro, che non evita il confronto con gli studi specialistici in materia, pone le fondamenta di una clinica psicanalitica dell’anoressia dove la direzione della cura è determinata dal linguaggio e dagli snodi del “significante”, o più esattamente, della lettera. Al contempo, anche l’elaborazione teorica procede attraverso lo stile raffinato e “letterario” di una scrittura implicata nella decifrazione di ciò che è in gioco nel discorso anoressico: «un nuovo nodo sociale, fondato su un’etica irragionevole, insensata e alternativa». La “cura analitica” si fa così, freudianamente, “lavoro di civiltà”.
Ettore Perrella, Dialogo sui tre principi della scenza - vol. III. La scienza come pratica formativa
Collana Psicanalisi e dintorni, 43
isbn: 9788899193966
La scienza, derivando in ultima istanza dalle risorse del linguaggio, si trasmette. Essa ha quindi sempre un valore educativo. Occorre però distinguere l’educazione come semplice passaggio d’informazione dai meccanismi molto più complessi e sfumati della formazione. Infatti, ridurre l’educazione a trasmissione d’informazione riduce gli esseri umani a macchine. È ciò che pretende la teoria dell’intelligenza artificiale: noi in nulla saremmo diversi da un computer o da una macchina di Turing. E forse domani – o magari già oggi – la tecnologia potrebbe costruire delle coscienze che funzionerebbero molto meglio delle nostre. Il problema è che, se noi, grazie al linguaggio, riusciamo talvolta a funzionare davvero come delle macchine, è invece escluso che una macchina possa mai capire alcunché, visto che non vive. Quindi nessuna macchina potrà mai dipingere gli affreschi della Sistina o comporre la IX Sinfonia. Solo gli esseri umani, infatti, vivono, e quindi si confrontano con le illusioni del desiderio e con l’orrore della morte. Questo ci fa capire quanto grande sia la nostra responsabilità, quando aiutiamo qualcuno a formarsi: dai nostri figli, ai nostri alunni, agli psicanalisti di domani. Il fatto stesso che tanti sedicenti analisti abbiano accettato di ridurre la formazione dei loro allievi ai termini universitari dell’acquisizione delle competenze, per lo più false, della psicologia, dimostra quanto difficile – e necessario – stia diventando per tutti distinguere la formazione dall’informazione. Se si ricordasse di questo, la psicanalisi potrebbe avere ancora oggi – anche se forse in modi molto diversi da quelli del passato – una funzione culturale e civile essenziale.
E. Perrella, Dialogo sui tre pricipi della scienza, vol. II. La scienza fra l'etica e l'ontologia
Collana psicanalisi e dintorni, 42
isbn: 9788899193997
La seconda parte del Dialogo s’interroga sulle conseguenze che hanno avuto, per la scienza, da una parte la teoria della relatività, dall’altra la meccanica quantistica. Non è un caso che la meccanica quantistica e la teoria della relatività siano nate negli stessi anni in cui è nata la psicanalisi: come la fisica non è una conoscenza degli enti in quanto sono, indipendentemente da chi s’interroga su di essi, così il soggetto non è identico a se stesso e non coincide con la propria coscienza. E non è un caso neppure che la stessa parola “energia”, che tanto spazio ha nella fisica, nella lingua greca, sulla quale quella parola è stata ricalcata, significava atto. Quando si traggono le conseguenze del fatto che l’atto individuale è costitutivo di qualunque scienza, avviene che la scienza propriamente detta – per esempio la matematica, la fisica ecc. – diviene una modalità regionale, delimitata da alcuni specifici presupposti, della scienza fondata sulla verità soggettiva. Ora, la scienza che tiene conto dell’eticità dell’atto dell’agente altro non è che quella pratica che gli antichi greci chiamarono filosofia. [...] Come aveva capito Husserl nella Crisi delle scienze europee, il fatto che le scienze moderne si fondino su ipotesi diverse e disparate – non incluse in una prospettiva etica comune – non esclude affatto che esse possano rientrare, con varie modalità, in una prospettiva unitaria, che allora diviene al tempo stesso filosofica e scientifica.
Ettore Perrella, Dialogo Sui Tre Principi Della Scenza - Vol. I. La parola e l'atto
Collana psicanalisi e dintorni, 41
isbn:9788899193966
La psicanalisi di solito non viene considerata una scienza, perché la sua teoria, secondo Popper, non sarebbe falsificabile. Si pensa che la scienza metta in relazione le cose (la “natura”) con delle leggi matematiche (vale a dire con dei simboli e dei concetti). Perciò si esclude la psicanalisi dal novero delle scienze. Però in questo modo si trascura il fatto che l’epistemologia novecentesca ritiene che i suoi princìpi siano solo due – gli enti ed il lógos oppure la natura e la matematica –, non tenendo conto in questo modo del fatto che mettere in relazione due entità è un atto, e che quindi la scienza ha anche questo terzo principio, senza il quale nemmeno i primi due basterebbero a fondarla. La scienza deve dunque essere pensata in termini triadici, perché affianca alla descrizione logica de-gli enti anche l’interrogazione etica sugli atti. Nel primo tomo del Dialogo, “La parola e l’atto” (a cui faranno seguito un secondo, “La scienza, fra l’etica e l’ontologia” e un terzo, “La scienza come pratica formativa”) emerge il valore costitutivo dell’atto nella scienza e si delinea la differenza fra l’epistemologia diadica tradizionale, di origine aristotelica, e l’epistemologia triadica, di origine platonica, che include l’etica fra i princìpi della scienza.
Sergio Contardi, Una leggera indifferenza, un certo disinganno, un lieve disincanto
isbn: 9788899193720
tag: psicanalisi, psicoterapia, analisi laica, guarigione in psicanalisi, sintomo, neutralità dell'analista, analisi di controllo, supervisione, orson Welles, Citizen Kane
Collana Psicanalisi e dintorni, 34
Nonostante Sergio Contardi dichiarasse: «Non ho fiori», a buon diritto si può considerare quest’opera un florilegio degli interventi parlati di un autore che in vita non ha mai voluto pubblicare un libro. Per fortuna era tuttavia aduso preparare o riassumere su fogli dattiloscritti o manoscritti i testi di seminari, conferenze, convegni, a cui si aggiungono le “sbobinature”, grazie a cui i curatori hanno potuto operare una cernita da un vasto materiale che copre oltre un ventennio.
I testi proposti sono incentrati sui fili conduttori della laicità della psicanalisi, transfuga da ogni professionismo che ne mortifica l’eros; della radicale differenza della sua cura – formativa, etica, civilizzatrice – dalla psicoterapia che la adatta alle esigenze politiche della medicalizzazione e la immola alla teologia della competenza; e infine della strana, difficile passione dell’analista per il neutro, «un concetto tanto essenziale quanto non ritenuto degno di elaborazione teorica». Così l’autore riassume l’esito della formazione analitica: una leggera indifferenza, un certo disinganno, un lieve disincanto, che per lui costituiscono «le tre modalità di essere nella mancanza».
isbn: 9788899193669
tag: legge 56/89, Ossicini, abuso di professione, vuoto giuridico, analisi laica, Jean Carbonnier, non-diritto, Otto Rank, cura, neutralità dello psicanalista
Collana Psicanalisi e dintorni, 33
Il primo dei due “fili rossi” che collega gli scritti di questa raccolta è la necessità di svincolare la terminologia psicanalitica da quella medico-psichiatrica che la parassita fin dalle sue origini, ma senza cadere nella tentazione di un linguaggio psicanalitico sui generis. È necessario denunciare il peccato originale della psicanalisi (una terapia che si richiama ai principi della cura medica) per smascherare un linguaggio fuorviante che non si è ancora emendato dal suo peccato di gioventù.
Il secondo e conseguente “filo rosso”, che passa per una serrata disamina della legge 56 del 1989 (“Ossicini”) presa come un’avvisaglia del rischio di degradazione di tutto il diritto, è che l’impossibilità di inquadrare giuridicamente la psicanalisi in una professione medico-sanitaria non dipende dal fatto che essa non è una cura medica, ma dal fatto che non è una cura, in qualsiasi accezione del termine. Il libro include il Parere pro veritate sull’applicazione della legge 56 del 1989, di Francesco Galgano, e la traduzione di Date lilia di Jean Carbonnier.
Sigmund Freud, L'analisi finita e infinita
isbn: 9788899193706
tag: conclusione, fine, termine, finito, infinito, pulsione di morte, rifiuto della femminilità, otto rank, sandor ferenczi, controtransfert
Collana Ritradurre Freud dopo le OSF, 2
L’impresa di “ritradurre Freud dopo le OSF” è consapevole del rischio di venire accolta come un reato di lesa maestà, di cui è manifestazione quel tipo di resistenza culturale che destina per principio un’opera all’indifferenza, al disinteresse, all’ignoranza, all’oblio. Malgrado ciò, facciamo appello all’attenzione del Lettore riguardo al lavoro di Davide Radice che, grazie anche all’utilizzo di appositi software (è altresì un esperto informatico), si sviluppa dal confronto tra tutte le principali traduzioni freudiane nelle lingue europee, e non disdegna di procedere parola per parola, ricollocando i lemmi freudiani nel loro ambito, per esempio giuridico, militare, finanziario. Le sobrie “Note di traduzione” offrono delle piccole puntualizzazioni linguistiche o storiche, pur senza appesantire il testo. Ciascuna traduzione propone una cernita di lemmi freudiani particolarmente rilevanti, che vengono contestualizzati all’interno delle Gesammelte Werke e dei Freuds Briefwechsel, una corposa bibliografia con un grande numero di testi in lingua originale scaricabili gratuitamente, e cerca di sfruttare al meglio le risorse dell’hyperlink.